Passato e presente della pesca a Cefalù: storia di un modello sostenibile

Da sempre la navigazione dei pescatori cefaludesi è una pesca costiera, che non va oltre “l’acqua capuna” così chiamata proprio in onore al pesce che più di ogni altro si identifica con la tradizione marinare di Cefalù. Tant’è vero che è proverbiale riconoscere i pescatori di Cefalù quali navigatori costieri. Si dice infatti “tierra tierra comu i varchi di Cifalò” = terra terra come le barche di Cefalù. Quella cefalutana è una tradizione di pesca artigianale a prevalente conduzione familiare, ciò conseguenza del tipo di pesca eminentemente costiero.

La pesca del Capone di Cefalù e delle altre varietà di pesce azzurro Una pesca tradizionale che caratterizza la storia marinara di Cefalù e quella del Capone (caponi[1]lampuga) che si svolge nei mesi di settembre-novembre. Una pesca praticata con una rete speciale ed a largo dalla costa . U capuni viene “attratto” mediante un’esca particolare che i pescatori chiamano ‘a valarina (cosa bella, valida attraente come una bella donna che proprio dai nostri pescatori viene chiamata valarina). La valarina è realizzata mediante pezzi di legno, di sughero. nel punto in cui vi è ‘a valarina i pescatori collocano a “calma”, cioè sugheri, bidoni di plastica o palme. Il capone è attratto e, quindi, cade nella predisposta rete. 

UNA PESCA SOSTENIBILE

Tradizionalmente la pesca del capone a Cefalù è una pesca sostenibile che rispetta i cicli biologici e l’habitat del prezioso ecosistema marino del Golfo di Cefalù. L’evento Eat Capone sposa a pieno questo approccio e per questo durante la manifestazione vengono utilizzati esclusivamente prodotti provenienti da pesca certificata sostenibile 

IL CAPONE

Tradizionalmente considerato “pesce povero” o di scarto in moltissime altre tradizioni marinare del Mediterraneo, il Capone pescato spesso veniva rigettato in mare, proprio per la scarsa considerazione ed il valore commerciale decisamente basso. A Cefalù invece il Capone ha trovato la sua “rivincita” diventando prima ottimo alimento per il sostentamento delle famiglie più povere e poi, grazie alla progressiva conoscenza delle straordinarie qualità organolettiche, alimento di pregio immancabilmente proposte nei migliori ristoranti della “Perla del Tirreno”. La caponata di capone, la pasta con capone, il cous cous di capone, l’arancina di capone, il capone in agrodolce sono piatti che non possono mancare in un menù tradizionale cefalutano. Quello che prima era un pesce scartato ora è richiestissimo sia in cucina, dagli chef che, oltre a rivalutarne le carni, saporite e compatte, desiderano sottolineare con un marchio identitario il proprio menù, sia in sala, da clienti sempre più esigenti ed attenti, tanto al sapore quanto alla qualità nutrizionali del cibo. 

LE QUALITÀ ORGANOLETTICHE DEL CAPONE 

Il Capone ha una polpa molto gustosa, un bassissimo apporto calorico e pochi grassi, soprattutto insaturi di tipo Omega-3. È un pesce che possono mangiare tutti, sia adulti che bambini. Come le altre specie ittiche, la carne del capone (o pesce lampuga) è ricca di proteine nobili e vitamine, soprattutto vitamina A, oltre che B, B2, PP, B5, B6, B12, C, D ed E. Molti sono inoltre i sali minerali in essa contenuti tra cui fosforo, zinco, magnesio e potassio. Il capone è un pesce magro che contiene meno dell’1% di grassi e apporta un centinaio di Kcal per 100 grammi. 

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